venerdì 11 gennaio 2013

Il pendolare non è come le bugie


Una volta ero un ex-pendolare. Me lo ricordo bene come mi sentivo.
Gli stereotipi non arrivano a far comprendere le flessioni psico-fisiche che subisce l'individuo durante un prolungato periodo di pendolarismo.
Aimè, sono un ex-ex-pendolare.

Inutile stare qui a sparare a zero sulle scandalose condizioni di molte tratte delle temutissime FS, che oggi più furbescamente si fa chiamare: "trenitalia".

Certe volte abbiamo scene da film di guerra di tempi ormai andati, e invece ritornano, ve lo dico io, ritornano eccome.


Oggi riflettevo su due aspetti della questione 'treno in italia'.
Uno è che sui treni riusciamo a notare più palesemente l'esistenza di un atteggiamento nuovo nel nostro mondo sopraffollato, la regola del sospetto.
In generale di base una persona sconosciuta viene vista con un misto di timore e disgusto, fino a prova contraria. La prova anzi deve essere più di una, altrimenti non sappiamo se è un trucco per abbindolare.


Ci siamo forse abituati, almeno in Italia, che la comunicazione da parte degli estranei è innanzitutto originata da bisogno di soldi, di richieste di aiuto in generale, quasi sempre in cambio di nessuna controparte.
Faccio l'esempio: ci chiamano al telefono e vogliono venderci qualcosa di favoloso, suonano alla porta e la signorina giovane che "fa interviste" invece vende enciclopedie o abbonamenti a riviste.


Ci avvicina un ragazzo sorridente sul treno e fa qualche battuta con accento del Sud, poi ci vuole vendere i calzini. Oppure "un'offerta libera", se non siamo interessati (stranamente?) alla merce. Salvo poi aspettare dieci minuti sullo stesso treno e veniamo intercettati dal compare del ragazzo, anche lui stesse battute e stessa merce. Si arriva fino a tre compari, che ripassano il treno in lungo e in largo, non si fermano nemmeno di fronte al sonno delle persone o se ascoltano musica per non farsi disturbare (da chiunque).
Allora alla fine, se uno ti sorride, è perchè sta per fregarti. E il pendolare si tiene quanto mai isolato nella sua ora di viaggio. Qui troviamo un approfondimento sui pendolari asociali.



L'altro aspetto è più frivolo, ma è proprio una di quelle cose che ti chiedi "davvero non potevano fare diversamente?".
Se le bugie hanno i binari corti, forse trenitalia spera anche il pendolare abbia le gambe meno lunghe. In pratica lo spazio dedicato alle gambe in un treno è quasi la metà del già striminzito spazio di un cinema qualsiasi. Ci sono addirittura treni regionali che hanno posto per quattro, ma di spazio gambe ne abbiamo solo per due.



In informatica un programma prima del rilascio prevede una fase di prova, il testing. Basterebbe costringere al testing dei treni i dirigenti, per rendere tutto più ragionevole.

Se volete farvi altre risate sul tema: provate con la TAF.
Comunque tranquilli, eh. Abbiamo ancora tanti anni per continuare così.

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